Fucili - L'ARMA, IL
FUCILE CORTESI
Le MANI CHE CREANO
Ho, per destino, penetrato nell'operare di tutti i Cortesi.
E ciò significa due cose: che li ho ammirati e che sono vecchio.
Ritomo al lavoro eseguito «con le unghie». Non si pensi che,
attualmente, Nerio e Virgilio Cortesi, nei due simpatici ed originali
locali in cui operano e vivono a Vergiano, dispongano di un ricco macchinario.
Presso a poco è come ai tempi di Salvatore: abbondanza di scalpelli,
seghe, martelli e lime, e poco più.
Ieri, Nerio mi ha messo tra le mani un blocco di acciaio
enorme, in parte sagomato, da cui sta per trarre un sovrapposto. Di quest'arma
sta creando gli acciarini, da lui ideati pur con qualche mutuazione purdeyana.
Quindi il fucile avrà l'apertura automatica delle canne. Una rarità
per un sovrapposto. Ma i pezzi degli acciarini? Tutti forgiati all'incudine
da Nerio, dal primo all'ultimo, naturalmente assieme alle lunghissime
molle che, da sole, sono due opere d'arte che temo di affermare, oggi
forse tré, quattro armaioli in tutta Europa sanno riprodurre. Quel
massello d'acciaio e quelle molle mi hanno fatto battere più forte
il cuore. E un lavoro da pazzi innamorati della propria arte! Non è
vero?
C'è ancora, grazie al Cielo, qualcuno che sulla
terra crede nella Provvidenza. Ero in compagnia del fraterno amico Piero
Raggi, raffinato cultore di tradizioni romagnole, che in quella terra
è nato, e conobbe pure il vecchio padre dei fratelli Cortesi. Lo
ammirava, da ragazzino, guardandolo inchiodato alla morsa a costruire
doppiette ad avancarica e luminello. Quando lasciammo Virgilio e Nerio,
ci abbracciammo, e Piero Raggi aveva grosse lacrime agli occhi, e diceva
“Sono tre generazioni, tre generazioni che hanno speso tutta la
vita solo per fare fucili da caccia…” Intanto il vento, quello
di ieri, quello di sempre, frusciava tepido fra i cipressi e gli ulivi
dei dolci colli di Vergano.
Sov. calibro 20 ad armamento e apertura automatica delle canne, eyector
comandato.
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